Giuramento della Pallacorda

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lunedì 21 febbraio 2011

Dei peccati e delle pene


Dal Corriere del Veneto del 19 febbraio 2011 apprendo questa notizia:

"Accusati di rapina ed estorsione nei confronti di alcuni coetanei due minorenni di Bassano del Grappa sono stati condannati dal tribunale dei minori di Mestre, ad attivarsi nel volontariato, ad andare a messa tutte le domeniche, ottenere ottimi voti a scuola oltre a scusarsi con le vittime."..." il percorso dei giovani durerà un anno al termine del quale il giudice deciderà se considerare la vicenda chiusa o riprendere il percorso penale."

Per l'uomo ancora intorpidito dal letargo tale notizia potrebbe non destare alcun interesse, ma per il cittadino che ha capito che la libertà ha il piccolo prezzo della vigilanza sul mondo, tale caso desta stupore e incredulità. Ebbene sì, chi trova l'errore? Proviamo a rileggere un classico della letteratura giuridica: Cesare Beccaria "Dei delitti e delle Pene".
L'opera del noto illuminista milanese venne scritta nel 1763 e fonda la sua principale tesi sull'inutilità della pena di morte (dopo la sua pubblicazione, nel 1786 il Granducato di Toscana abolì la pena di morte). Pochi però sanno che l'opera del Beccaria fu messa all'Indice dei libri proibiti nel 1766 per un motivo molto semplice, ovvero per la sua distinzione tra "reato" e "peccato";

vi si legge infatti:

"Le precedenti riflessioni mi danno il diritto di asserire che l'unica vera misura dei delitti è il danno fatto alla nazione, e però errano coloro che credettero vera misura dei delitti l'intenzione di chi gli commette. Questa dipende dalla impressione attuale degli oggetti e dalla precedente disposizione della mente". Cap. VII, Errori nella misura delle pene.

sempre nello stesso capitolo:

"La gravezza del peccato dipende dall'imperscrutabile malizia del cuore. Questa da essere finiti non può senza rivelazione sapersi. Come dunque da questa si prenderà norma per punire i delitti? Potrebbono in questo caso gli uomini punire quanto Iddio perdona, e perdonare quanto Iddio punisce."

Visto l'errore? Ebbene sì, la confusione è proprio quella tra "reato" e "peccato". Essere condannati ad andare a messa implica l'assunzione di un'espiazione da un peccato nei confronti di un Dio, mentre l'essere condannati alla reclusione o a forme alternative di condanna implica la visione di una violazione del contratto sociale e di una sua riparazione.
Cosa succederebbe se il diritto intervenisse sulla coscienza religiosa del singolo?
L'immaginazione dovrebbe riportarci al medioevo e alle persecuzioni degli eretici da parte dell'inquisizione cattolica, ma senza scomodare l'immaginazione abbiamo un odierno (tra tanti) accompagnatore.
Si chiama Monsignor Arduino Bertoldo ed è Vescovo Emerito di Foligno. Questo nobiluomo ha recentemente dichiarato:

"Se una donna cammina in modo particolarmente sensuale o provocatorio, qualche responsabilità nell'evento la ha e voglio dire che dal punto di vista teologico anche tentare é peccato. Dunque anche una donna che camminando o vestendosi in modo procace suscita reazioni eccessive o violente, pecca in tentazione".

In poche parole, se il diritto si occupasse della coscienza religiosa della vittima (in questo caso di violenza sessuale) bisognerebbe condannare questa, per il fatto di aver indossato un abito "provocante" o di essere lei stessa attraente oppure di essersi trovata con un abito da sera nel luogo sbagliato al momento sbagliato.
Se il monsignor Bertoldo può non accorgersi della gravità delle sue parole, se i giudici che hanno condannato i minorenni ad andare a messa possono non accorgersi della gravità della loro delibera, ciò è anche dovuto alla nostra coscienza che troppo spesso si sottrae dal dibattito pubblico addebitando la sua volontà particolare alla volontà degli altri; tutto questo in barba alla Volontà Generale del caro Rousseau.


Link degli articoli:

http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2011/19-febbraio-2011/bullismo-ragazzini-violenti-condannati-un-anno-messa-19050146479.shtml


http://www.pontifex.roma.it/index.php/interviste/religiosi/6212-donne-violentate-indurre-in-tentazione-e-peccato-molte-non-lo-ricordano-lateo-vive-una-esistenza-disperata-e-senza-futuro-pregare-per-loro

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